Parlano di noi. Articolo tratto da ilDolomiti.it: “Ida social helper” progetto supportato da Mediocredito vince il premio “Costruiamo il welfare dei diritti sul territorio”
Un progetto lanciato da Veronica Sommadossi selezionato tra i bandi della Fondazione Caritro e che viene supportato anche da Mediocredito, Ida social helper è vincitore della quarta edizione del Premio “Costruiamo il welfare dei diritti sul territorio” del Consiglio nazionale dell’Ordine degli assistenti sociali, dell’Istituto per la ricerca sociale e della rivista Prospettive sociali e sanitarie
Un chatbot per avere tutte le informazioni sulle iniziative in sostegno alla persona promosse dai servizi sociali territorio, dalle associazioni del Terzo settore e dal mondo del volontariato. E’ Ida social helper, strumento innovativo che permette ai cittadini di avere risposte concrete ai bisogni e alle vulnerabilità in base alla situazione da affrontare. Un modo per facilitare la comunicazione tra territorio e cittadino. Sviluppato in Trentino, questo chatbot rappresenta la prima proposta di questo tipo in Italia e ci sono già buoni riscontri in provincia, ma anche per estendere questa esperienza in Piemonte e Friuli Venezia Giulia Qui info.
Un progetto selezionato tra i bandi della Fondazione Caritro e che viene supportato anche da Mediocredito, Ida social helper è vincitore della quarta edizione del Premio “Costruiamo il welfare dei diritti sul territorio” del Consiglio nazionale dell’Ordine degli assistenti sociali, dell’Istituto per la ricerca sociale e della rivista Prospettive sociali e sanitarie.
“Il linguaggio è semplice e si comprende facilmente che ci si trova a conversare con un bot: questo è un aspetto fondamentale per mettere la persona a proprio agio. In meno di due minuti, Ida social helper indirizza il fruitore al servizio più adeguato ai bisogni oppure consente all’esercente di trovare alcune soluzioni in caso di richieste più o meno improvvise”.
L’idea è stata sviluppata da Veronica Sommadossi, laureata in scienze politiche e con un master in gestione delle reti di sviluppo locale, operatrice di comunità, fondatrice nel 2016 dello Studio Tangram, con il quale segue progetti di rivitalizzazione degli spazi, attivazione di reti, sviluppo di comunità e sperimentazione concreta di iniziative di welfare generativo, di partecipazione e di cittadinanza attiva.
“Molto spesso – dice Sommadossi – le associazioni non riescono a raggiungere i diretti interessati perché magari c’è un po’ di diffidenza nel rivolgersi ai professionisti del settore oppure nel contattare i servizi di welfare sociale più appropriato. Questo chatbot utilizzata un linguaggio accessibile a tutti e offre informazioni aggiornate sulle problematiche sociale e le risposte sono fruibili 24 ore su 24 e tutti i giorni per intervenire anche per difficoltà improvvise”.
Selezionato tra i bandi “Welfare a km zero” di Fondazione Caritro per incentivare e rafforzare la cultura e la pratica del welfare comunitario e generativo espresso dal territorio trentino. Il progetto Ida social helper entra nella fase successiva con l’intervento poi di Mediocredito Trentino Alto Adige. Due importanti player provinciali.
“Sviluppare la coesione sociale e coinvolgere le varie realtà del Trentino è sempre stato un aspetto fondamentale. Questo progetto mette in rete gli enti pubblici, il terzo settore e il sistema produttivo in un ciclo virtuoso. In particolare questo piano riesce a innovare il welfare, anche attraverso la tecnologia, per contrastare le vulnerabilità, situazioni che purtroppo esistono anche qui”, commenta Filippo Manfredi (direttore generale di Fondazione Caritro), mentre Franca Belli (responsabile marketing e comunicazione di Mediocredito), aggiunge: “La banca supporta, con un finanziamento a tasso agevolato, i progetti che hanno avuto efficacia e sono riusciti a fornire risposte a un sentito bisogno sociale. Interveniamo all’ingresso nella seconda fase, quella dove i contributi pubblici del bando Fondazione terminano e il progetto va avanti in autonomia. Il welfare è un fiore all’occhiello del Trentino e la nostra volontà è quello di sperimentare le possibilità di sostegno a questo settore importantissimo per la cittadinanza e per la qualità della vita della popolazione”.
Questo strumento è un modello di pronto intervento sociale per trovare risposte a disagi e problemi quotidiani. “Le prime fasi – continua la community manager – sono state dedicate all’analisi del contesto con l’obiettivo di valorizzare le informazioni e le esperienze locali per predisporre le azioni di carattere organizzativo e comunicativo. Non ci siamo rivolti necessariamente a persone con esperienza e conoscenza dell’ambito sociale: baristi e parrucchieri, negozianti, farmacisti, edicolanti e assicuratori: spesso sono dei confidenti dei clienti che raccontano situazioni di vita quotidiana”.
Preoccupazioni legate ai figli, malesseri di varia natura, liti e separazioni, difficoltà nell’affrontare un lutto o una malattia, problemi sul lavoro o quelli economici. Sono diversi gli argomenti di sfogo. “E le risposte richiedono molta attenzione nelle parole e nelle tempistiche. Gli esercenti – evidenzia Sommadossi – si trovano loro malgrado a vivere contesti di vulnerabilità, marginalità o fragilità sociale. Un operatore diventa così un intermediario e può stimolare una persona a rivolgersi ai servizi presenti sul territorio per superare un momento di crisi, un consiglio che viene ascoltato e seguito per il rapporto di fiducia che si è instaurato tra gli interlocutori”.
Un centinaio gli esercenti che hanno aderito alla prima fase equamente divisi tra il quartiere Clarina a Trento e il Comune Vallelaghi. Diversi gli appuntamenti di informazione e formazione per dare agli esercenti gli strumenti più adatti per rispondere alle eventuali esigenze manifestate dal cliente: coinvolta anche una professionista in materia di comunicazione per elaborare il materiale promozionale e definire una presentazione chiara.
“I problemi sono sempre molto simili – spiega la titolare di Ida social helper – anche se in città emergono soprattutto difficoltà legate alla solitudine, mentre in valle dei Laghi quelli che riguardano la sfera familiare. Le situazioni sono tra le più varie fino a sfoghi di un cliente che racconta di volerla fare finita o una persona che esterna violenze domestiche. Questi contesti possono mettere in difficoltà anche un operatore che si trovano soli e con carichi di responsabilità senza sapere a chi poter fare riferimento. In ogni caso c’è sempre una risposta, un consiglio e un servizio a cui rivolgersi e per questo è importante trovare il modo di veicolare la presenza delle associazioni”.
Nei primi tre anni sono stati sviluppati tre canali: una bacheca informativa fisica per poter esporre nel locale in maniera chiara i volantini riferiti alle principali vulnerabilità, incontri sul territorio tra gli esercenti e i rappresentanti dei servizi per promuovere un momento di confronto e un ciclo di formazione gratuita per approfondire tematiche quali comunicazione, gestione di tempo e stress, così come la conoscenza delle associazioni locali. Adesso Ida social helper compie un ulteriore step per diventare anche un chatbot in grado di poter fornire risposte adeguate alle categorie ma anche alle persone.
Un’arma in più per affrontare le criticità e le vulnerabilità che emergono a causa dell’epidemia tra lockdown e restrizioni, crisi economica e incertezze. “I problemi più grandi in questa fase dell’emergenza Covid riguardano principalmente attacchi di panico e di ansia, ma anche la tendenza a isolarsi e cercare momenti di solitudine. Altri contesti da tenere in grande considerazione sono quelli legati alla sfera lavorativa. E’ necessario promuovere un’informazione e una formazione adeguata, fornire risposte e indicazioni, così come riuscire a sviluppare collaborazioni di rete. Questo è l’obiettivo di Ida social helper, un chatbot discreto che però può aiutare le persone in pochi minuti”, conclude Sommadossi.
Trento, 30 giungo 2021
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